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Jan Švankmajer

Jan Švankmajer è nato il 4 settembre 1934 a Praga. I suoi studi all’Accademia delle Arti Applicate di Praga nel Dipartimento di Scenografia e all’Accademia dello Spettacolo di Praga nel Dipartimento di Marionette (regia e scenografia) hanno largamente predeterminato il suo sviluppo creativo. Non ha studiato il cinema e la sua tecnologia, forse per questo non è appesantito dall’arte cinematografica, con la sua eccessiva dedizione al mezzo tecnico e alla conseguente ricettività depressiva. Al Magic Lantern Theatre ha sperimentato per la prima volta alcuni procedimenti cinematografici, tra cui gli effetti speciali. Nel 1964 ha realizzato il suo primo film,  al Krátký film Studio di Praga. La diversità creativa di Jan Švankmajer, comunque, supera i limiti del cinema. L’artista è attivo nell’espressione visiva autonoma che ha praticato sin dalla fine degli anni ‘50. La sua espressione letteraria consiste principalmente in scenari e poesie tattili, mentre la sua attività teorica si è concentrata sulla ricerca dei fenomeni tattili e sull’immaginazione. Una parte considerevole della forza immaginativa di Jan Švankmajer consiste in un umorismo nero blasfemo e in un punto di vista giocoso che, insieme a una straordinaria sensibilità e a un penetrante intelletto critico, costituiscono le sfaccettature determinanti della sua personalità creativa. La sua opera, sia essa cinematografica, visiva o letteraria, è connessa alle attività collettive del gruppo surrealista cecoslovacco.

Spiklenci slasti / Conspirators of Pleasure
Repubblica Ceca, Svizzera, Regno Unito, 1996 / 75’

Una commedia nera su persone governate solo dal principio del piacere, in altre parole, un film sulla libertà. 

“Freud diceva che in ognuno di noi c’è un conflitto permanente tra il principio di piacere (che è antisociale, anticonformista, e ci spinge a perseguire il nostro desiderio e la nostra libertà, ignorando gli scrupoli sociali) e il principio di realtà (che è la repressione moralizzante, limitante e livellante portata dalla società, dall’educazione e dalla scuola). Secondo Freud, un sano sviluppo psicologico richiede un equilibrio tra questi due principi.
I personaggi in questo film sono chiaramente dominati dal principio di piacere.
Le perversioni “innocue” e fantasiose degli individui si confrontano con le perversioni mostruose della civiltà, come la politica, la guerra, le conferenze di pace, la pulizia etnica, gli incidenti e le pestilenze.
Ciò che nell’individuo porta alla liberazione del desiderio (almeno temporaneamente), nella civiltà nel suo insieme (in altre parole, quando è collettivizzata) porta alla schiavitù e alle uccisioni di massa. Naturalmente il film non è così bianco e nero – non è una tesi. È un prodotto dell’immaginazione, e in quanto tale avrà sempre più di un significato e sarà aperto a una vasta gamma di interpretazioni. 
È anche impossibile sorvolare sul ruolo del rituale e della magia, che nel film è tutt’altro che trascurabile, attraverso il quale si realizza il desiderio dei due protagonisti della storia. Il motivo centrale del film è la relazione sado-masochistica tra il signor Pivoňka e la signora Loubalová. Questa relazione, che si realizza attraverso l’uso della magia e tramite l’aiuto di una specie di grottesco rito vodoo, è affiancata dalle storie dei personaggi minori (una postina, una giornalista televisiva, un giornalaio e un agente della polizia criminale).  La loro ossessione per il piacere (desiderio – libertà) li rende una specie di “setta” di spiriti affini. Tutto fa pensare che la vita reale della gente di questa civiltà continuerà a essere vissuta sempre più in qualcosa come “sette anticonformiste” che crescono come reazione ad una società livellata nell’uniformità dalla pubblicità e dal consumismo. Dal punto di vista di queste masse e dei loro manipolatori, ogni tentativo di un atto di desiderio (piacere) libero e immaginativo deve essere una manifestazione di perversione. “Conspirators of Pleasure” è una commedia nera grottesca che riflette su questo disastro. ” Jan Švankmajer, 1996


Sei individui apparentemente ordinari hanno sviluppato delle perversioni che soddisfano con segreta cura. Una timida portalettere fa delle palline di mollica che ingerisce grottescamente prima di andare a letto. Un commesso è ossessionato da una conduttrice del tg e costruisce una macchina per massaggiarsi e masturbarsi. 
Uno dei suoi clienti costruisce un elaborato costume da pollo per una specie di scena voodoo con una bambola che assomiglia alla sua paffuta vicina. Lei, a sua volta, ha una bambola che gli assomiglia, che frusta e domina in una chiesa abbandonata. La conduttrice del tg ha la sua fantasia che coinvolge le carpe. Suo marito, al quale è indifferente, ruba materiali che strofina, striscia e fa rotolare sul suo corpo. 

Regia, Sceneggiatura: Jan Švankmajer
Produttore: Jaromir Kallista, Pierre Assouline (co-produttore), Keith Griffiths (co-produttore)
Casa di produzione: Kino international
Fotografia: Miloslav Špala
Montaggio: Marie Zemanova
Musiche: Jaroslav Jancovec, Olga Jelinkova, Stephen e Timothy Quay
Costumi: Ruzena Blahova